Parole che si trasformano

IL POTERE DELLA PAROLA
La parola diventa uno strumento di guarigione, le parole scritte che risuonano in noi come buone parole fanno emergere sentimenti ed emozioni.

Da questa affermazione è nata la libro-terapia e la biblio-terapia. I libri sacri, come la Bibbia e il Corano, si inseriscono in una lunga schiera di veri e propri trattati di quella che potremmo definire “terapia dell’anima”.
Il concetto di biblioterapia come oggi lo conosciamo prende forma all’inizio del XX secolo.
Venne utilizzato per la prima volta dal teologo Samuel Crothers nel 1916, che propose libri come metodo di guarigione in un suo saggio intitolato “literary clinic”. In seguito a questa pubblicazione, si sviluppò l’interesse per questa nuova disciplina tra medici, operatori sociali e sanitari. Questi svilupparono un modello di utilizzo del libro non per curare la parte malata della persona, bensì per rafforzare la parte sana, quella creativa, emotiva, riflessiva mentre gli psichiatri, invece, la collocarono come un metodo all’interno di un percorso psicoterapeutico. All’inizio, la pratica della Libroterapia veniva applicato principalmente come metodo di riabilitazione dei soldati che presentavano disturbi post-traumatici causati dalla prima guerra mondiale. Lo psichiatra americano Karl Menninger fu il primo psichiatra che utilizzò tale metodo come un vero e proprio ausilio durante le sue sedute. La prescrizione di determinate letture in psicoterapia si presentava ancora come uno spazio necessario creativo per promuovere una migliore consapevolezza delle proprie emozioni.