Mind Wandering: una mente vagabonda
di Luciano Palladino
Il fenomeno del mind-wandering indica la tendenza della mente a vagare e a spostare l’attenzione su altro e questo ha dei costi ma anche dei vantaggi.
Il mind-wandering riflette la nostra tendenza e capacità di sganciare l’attenzione dalla percezione senza un’intenzione chiaramente definita e viene chiamato nel linguaggio scientifico “perceptual decoupling” ovvero disaccoppiamento percettivo. Il vagabondaggio della mente si verifica quando svolgiamo attività di routine: Come guidare l’auto piuttosto che lavarsi i denti o fare le pulizie di casa. Questo fenomeno di spostare la propria attenzione dal compito svolto viene chiamata disaccoppiamento percettivo. Si tratta di favorire contenuti di coscienza diversi dal momento presente.
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Il Training Autogeno come percorso di “Iniziazione”
di Luciano Palladino
Il titolo di questa relazione nasce dall’incontro tra una ricerca teorica e lo sviluppo della pratica clinica personale degli ultimi dieci anni.
Infatti, la pratica del T.A., ed in particolare la realizzazione dello “stato autogeno” individuata da I.H. Schultz, è già stata descritta in precedenti mie pubblicazioni in un’ottica e secondo un orientamento che parte dall’assunzione di un fondamento fenomenico e fenomenologico. In realtà nel proseguimento di una ricerca trasversale, nonostante la sua collocazione come metodo scientifico e laico all’interno della psicologia, essa si presenta già come aveva individuato bene lo stesso creatore del T.A. un’esperienza che assume la forma di una dimensione naturale e spirituale specifica dell’essere umano. (2)
Si intende affermare che, al di là dei tempi che si succedono, nella storia, nelle culture e nelle diverse possibili appartenenze religiose, esiste una necessità intrinseca di pace e di armonia dove ogni uomo nella sua ricerca arriva a fermare lo sguardo dentro di sé. (3)
Uno dei massimi studiosi del T.A. Renato Giorda, afferma “l’uomo cerca nel Training Autogeno ciò che ha sempre cercato: ciò che cercherà sempre di essere felice, “pieno”, di riposare.
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Il corpo degli esercizi e gli esercizi corporei del T.A.
di Luciano Palladino
Quando I.H. Schultz nella presentazione del metodo davanti alla Società Medica di Berlino, nel 1926, propone la definizione degli “esercizi d’organo autogeni”, pone l’accento su come alcuni organi possano essere influenzati in maniera autogena.
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Antropologia Autogena
di Luciano Palladino
Antropologia autogena: il titolo di questa relazione nasce dall’incontro di una ricerca teorica. E da uno sviluppo della pratica clinica personale.
La pratica del T.A., ed in particolare la realizzazione dello “stato autogeno” come fondamento fenomenico e fenomenologico creato da I.H. Schultz, è in realtà la straordinaria conferma che, nonostante la sua collocazione come metodo scientifico e laico all’interno della psicologia, presenti la struttura di un’esperienza che assume la forma di una dimensione naturale e spirituale specifica dell’essere umano. (2)
Si intende affermare che, al di là dei tempi che si succedono, nella storia, nelle culture e nelle diverse possibili appartenenze religiose, esiste una necessità intrinseca di pace e di armonia dove ogni uomo nella sua ricerca arriva a fermare lo sguardo dentro di sé. (3)
Uno dei massimi studiosi del T.A. Renato Giorda, afferma “l’uomo cerca nel Training Autogeno ciò che ha sempre cercato: ciò che cercherà sempre di essere felice, “pieno”, di riposare.
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Esperienza di Applicazione del Training Autogeno
di Maria Bagnis
Resoconto di un’esperienza, ove è stato proposto un corso di T.A. base. La proposta si è indirizzata al pazienti di un Centro Diurno di un Centro Psico Sociale di una località di provincia. Presso una struttura pubblica di un’ASL della Lombardia,
Il Centro Diurno è una struttura semi-residenziale, operante all’interno del Centro Psico Sociale, a sua volta presidio dell’ Unità Operativa Psichiatrica presente sul territorio.
Di seguito alcune riflessioni su un’esperienza di applicazione del T. A. di base in una struttura psichiatrica pubblica..
Il Centro Diurno svolge funzioni terapeutico-riabilitative attuando progetti personalizzati. Questi consentono di sperimentare e apprendere abilità, ricostituire relazioni, recuperare capacità di socializzazione. Al Centro Diurno accedono persone che sono già stati visitate, seguite in terapia, ed hanno un programma di recupero-reinserimento. Si tratta spesso di pazienti cronici, con alle spalle lunghi anni di malattia, alternati a fasi di remissione o ad internamenti. Sono comunque per lo più stabilizzati. Attualmente gravitano attorno al centro diurno una ventina di pazienti, con frequenza costante, anche se non regolare. La scelta dei pazienti idonei al T.A. è stata demandata all’équipe di operatori.